di Jose Stancarone per Aspergerpride.it
La selezione: Hurray, vogliono me!
Per questo vorrei parlarvi dell’approccio che un aspie possa assumere durante un colloquio di lavoro.
La vita di una persona con sindrome di Asperger è mediamente fatta di tante piccole delusioni quotidiane, che sono smorzate da una forte routine e con la programmazione. Pertanto ci si abitua a pensare che se si esce dalla propria quotidianità tutto andrà male perché si ha una percezione debole dell’io al di fuori dell’abitudine.
La notizia di un colloquio di lavoro potrebbe favorire qualcosa di simile, perché rappresenta un’interruzione della propria vita a favore di qualcosa di nuovo e misterioso. Inoltre, la notizia del colloquio porta al riflesso incondizionato di pensare al peggio:
Dovrò fare qualcosa al di fuori delle mie abitudini e quindi non lo supererò.
L'attacco: Dimostrerò di essere infallibile.
Nel fare questo, l’ombra del fallimento mi accompagnava: non riuscivo a vedere come una ricchezza quello che stavo facendo e questo sicuramente incideva sul mio umore e anche sulla futura performance.
L'attesa: Quale mostro insormontabile per un persona nello spettro dell'autismo!
La performance: Il giorno del colloquio
L’ansia è qualcosa di fisiologico, che con intensità diverse affligge chiunque. Nel caso di una persona con sindrome di Asperger, l’ansia può superare il livello fisiologico e diventare panico e angoscia perché ci si ritrova, come nel contesto del colloquio, al di fuori della propria comfort zone.
Informare e prevenire: non è tutto oro ciò che luccica ma neanche tutto cacca ciò che è marrone.
Ovviamente per prevenire ciò, andrebbe anche preparato e formato chi dovrà giudicare; ecco perché è importante scrivere questo articolo: per rendere i datori di lavoro informati sul rischio di perdere qualcuno di estremamente specializzato e competente.
Un aspie potrebbe comunicare un linguaggio non verbale discordante in fase di colloquio, solo perché suggestionato dalla percezione sbagliata del sé.
La delusione: Non tutti i sogni si avverano
Il risultato è che se non riesci a fare qualcosa di grandioso, perché curi ogni dettaglio infinitesimo, cadi malamente. Nel mio caso non ho ottenuto la posizione ma ho fatto una bella figura.
Secondo me è impossibile per una persona sapere fin dove arrivano le proprie capacità: solitamente l’aspie fa una stima al ribasso di sé stesso.
D’altra parte se sono arrivato fino a questo punto è perché non sono stato cosi intelligente da capire che certe cose fossero impossibili fino a quando non le ho fatte. Cit. – Doug Larson
Ho parlato prima della suggestione. Ebbene, non è una cosa totalmente negativa. La suggestione può mandare nel panico ma al tempo stesso è ciò che ti fa sentire in grado di far qualcosa. Nel mio caso, mi ha permesso di iscrivermi per la posizione di ricercatore, perché mi sento all’altezza del ruolo, ed è quella dote che mi consente di parlare in pubblico davanti a tanta gente laddove molti neuro-tipici si troverebbero in difficoltà.
Purtroppo anche questa esperienza non si è conclusa come augurata. Non tutti i sogni si avverano ma è valsa la pena provarci. C’e ancora molto da fare per la consapevolezza sulle condizioni dello spettro dell’autismo. Ogni persona dovrebbe avere datori di lavoro informati, in grado di comprendere e supportare i propri impiegati in modo che possano esprimere a pieno il loro pieno potenziale anche e specialmente in fase di selezione del personale.
L'azione: Come tutelare le persone con sindrome di Asperger e valorizzarle al massimo nel mondo del lavoro.
- Utilizzare un tono di voce pacato e scandito
- Accordare con largo anticipo l’argomento che sarà discusso al colloquio
- Far scegliere al candidato la piattaforma (nel caso sia da remoto) e/o le modalità di come si terrà il colloquio.
- Educare il pubblico a comprendere che le qualità di una persona con autismo non si vedono da subito, ma si scoprono nella quotidianità e questo crea uno svantaggio rispetto ad una persona non autistica che riesce a “vendersi” immediatamente.
Mi domando quindi se il non aver ricevuto questi aggiustamenti abbia influito sulla mia non riuscita. Lascio a voi indovinare la risposta. D’altronde la mia esperienza lavorativa può essere facilmente riassunta:
- non sempre sono stato messo in grado di lavorare serenamente
- in molti momenti ho dovuto attaccarmi a tutto quello che avevo per essere all’altezza di ciò che mi si chiedeva
- ma quando sono riuscito a costruirmi una nuova comfort zone lavorativa ho sempre superato le attese.
Invece sin dai tempi della scuola si cerca di tutelarla abbassando le aspettative fino ad arrivare ad episodi di bullismo da parte dei coetanei supportate spesso in maniera inconsapevole dai professori. La suggestione di essere all’altezza del mondo, la consapevolezza delle proprie capacità vengono apprese solo allargando la comfort zone e non limitando le opportunità con lo scopo primario di proteggere l’individuo.
Gli insegnanti, gli educatori, i genitori devono lavorare sulla persona affinché usi la sua enorme immaginazione per concepire un futuro in cui c’è bisogno anche del talento delle persone con autismo.
Per tale ragione è necessario implementare le risorse umane delle aziende ma in generale di tutti i luoghi di lavoro, affinché vi sia un inserimento lavorativo per le persone nello spettro autistico meno traumatico.
Perché se gli obiettivi dei lavoratori in un determinato contesto sono gli stessi, le modalità di raggiungimento sono molteplici e spesso l’aspie riesce a trovare una strada non ancora concepita in precedenza che può soltanto far crescere quello stesso contesto.
Dobbiamo trasformare i luoghi di lavoro in comunità in grado di far esprimere la neuro-diversità tenendo conto dei bisogni di ogni singolo individuo. Solo cosi avremo un vero progresso e non solo sviluppo.